un Sacco(ni) di fesserie

un Sacco(ni) di fesserie

Messaggioda GIORGIO MARENCO » 04/09/2015, 10:49

Dichiarazione di Maurizio Sacconi Presidente commissione Lavoro del Senato sul articolo Sole24Ore del 4 settembre 2015:

"Non si tratta quindi solo di detassare la prima casa, ma più in generale di ricondurre a responsabilità la propensione delle amministrazioni comunali a scaricare sulla proprietà immobiliare le loro incapacità ed inefficienze".

Mi permetto di evidenziare l'andamento Contributi Erariali al mio Ente:
2011 + 645.153,91
2012 + 465.538,12
2013 + 60.616,54
2014 + 38.473,19
2015 - 98.391,72
però in cambio ci hanno dato IMU, IMU 2, IUC (IMU3+TASI)...ad invarianza di gettito...

Magari informarsi prima di parlare...
Buonanotte
Giorgio
GIORGIO MARENCO
 
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Re: un Sacco(ni) di fesserie

Messaggioda Mamurio Lancillotto » 04/09/2015, 11:52

GIORGIO MARENCO ha scritto:Dichiarazione di Maurizio Sacconi Presidente commissione Lavoro del Senato sul articolo Sole24Ore del 4 settembre 2015:

"Non si tratta quindi solo di detassare la prima casa, ma più in generale di ricondurre a responsabilità la propensione delle amministrazioni comunali a scaricare sulla proprietà immobiliare le loro incapacità ed inefficienze".

Mi permetto di evidenziare l'andamento Contributi Erariali al mio Ente:
2011 + 645.153,91
2012 + 465.538,12
2013 + 60.616,54
2014 + 38.473,19
2015 - 98.391,72
però in cambio ci hanno dato IMU, IMU 2, IUC (IMU3+TASI)...ad invarianza di gettito...

Magari informarsi prima di parlare...
Buonanotte
Giorgio


Ormai la politica in Italia si fa solo con gli annunc e con dati parziali e tendenziosii: è il trionfo della demagogia.
E' questo il gap che ci separa dall'Europa virtuosa Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia.
Quando sento dire uno che è stato Ministro degli interni per vari anni che con lui ilproblema migranti si era risolto mi chiedo qual è la media della creduloneria del popolo italiano
Mamurio Lancillotto
 
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Re: un Sacco(ni) di fesserie

Messaggioda ivano » 04/09/2015, 16:28

04/09/2015 - Astuzie e miserie del Grande Comunicatore



tratto da phastidio.net





Astuzie e miserie del Grande Comunicatore

Sep 3, 2015

Ogni popolo ha i leader che si merita. Gli italiani hanno una straordinaria propensione al vittimismo ed alla autoassoluzione, oltre ad un peculiare spirito nazionalista straccione che si sposa a meraviglia con un robusto analfabetismo economico di base. Nessuna meraviglia, quindi, che il Principe di turno eserciti il proprio ésprit florentin ricorrendo a molte di queste leve strategiche comunicative.

Come stupirsi, quindi, della contaminazione tra dramma dei migranti e taglio dell’imposizione sulla prima casa in Italia (non ridete, ché servirebbe un antiemetico) che il nostro abile premier ha utilizzato per attaccare l’odiata “burocrazia” di Bruxelles, rea di aver suggerito di spendere meglio le preziosissime e scarsissime risorse fiscali del nostro paese, ad esempio continuando a tagliare il costo del lavoro?

Non è un caso che già in molti siano caduti nel riflesso nazionalista pavloviano. Il punto non sono le prime pagine di pura beceraggine del giornale fondato da Antonio Gramsci e fatto risorgere sub specie velinae da Matteo Renzi. Il punto vero è che non sarebbe neppure dovuto servire il richiamo informale di Bruxelles a spendere meglio le risorse fiscali del paese. Una policy che butta nello sciacquone 4-5 miliardi annui per tagliare (per giunta regressivamente) l’imposizione sulla prima casa ed al contempo pare prendere in considerazione l’idea di recuperare risorse per tagliare il costo del lavoro mettendole in capo (o più propriamente in altre parti anatomiche) ai futuri pensionati con metodo contributivo è una policy da purissimi treccartari.

Se poi, per fare passare questa policy, si ricorre con successo a titillare il nazionalismo straccione dell’opinione pubblica, ci meritiamo davvero tutto. E lo avremo, con gli interessi di mora.
ivano
 
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Re: un Sacco(ni) di fesserie

Messaggioda ivano » 07/09/2015, 9:35

07/09/2015 - Il ciclone legislativo sugli enti locali
tratto da asfel.it
Il ciclone legislativo sugli enti locali
07 Settembre 2015

Cosa resta del ciclone legislativo che per 20 anni si è abbattuto sugli enti locali


Pubblichiamo dalla newsletter del Centro Documentazione e Studi Comuni Italiani in collaborazione con Il Giornale dei Comuni l’editoriale:

COSA RESTA DEL CICLONE LEGISLATIVO CHE PER 20 ANNI SI È ABBATTUTO SUGLI ENTI LOCALI

Marino Massaro

Heri dicebamus... federalismo fiscale. Devolution, verticale o orizzontale, solidale o no. Riforma delle autonomie locali. Senato delle Regioni. Sono state spese centinaia di milioni di parole, scritti centinaia di libri, migliaia di articoli di giornale e riviste specializzate. Ma resta ancora oggi irrisolta una questione dirimente: come finanziare il sistema delle autonomie locali.


Era il 1972 quando la riforma fiscale, nota come riforma Visentini, cancellò quel poco di potere impositivo dei Comuni (l'imposta di famiglia e l'imposta generale sull'entrata), prevedendo - in attesa di un successivo provvedimento legislativo - l'assegnazione agli enti locali (Comuni e Province, le Regioni erano ancora di là a venire) di "trasferimenti erariali sostitutivi dei tributi soppressi".
E adesso, dopo 43 anni dalla riforma Visentini, dopo 24 anni dalla nascita della Lega Nord, che fece del federalismo la sua ragion d'essere e comunque dopo 24 anni dalla legge di riforma delle autonomie locali (la 142/90), siamo ancora al palo.
Alcune riforme sono state attuate, è innegabile. Nel periodo 1990/93 sono state varate le norme sul procedimento amministrativo, sull'elezione diretta dei sindaci, sulla privatizzazione pubblico impiego. Nel 1997 la legge 59 nota come "legge Bassanini" fu presentata come il massimo del federalismo amministrativo realizzabile senza riforma costituzionale. Che venne varata poi nel 2000 con la cosiddetta riforma del Titolo V.
Sarebbe meritorio compiere un onesto controllo sugli effetti del ciclone legislativo abbattutosi in questo lungo periodo su Comuni e Province. Non è questo il luogo. E' tuttavia opportuno invitare forze politiche, amministratori e mondo della cultura almeno ad un momento di riflessione.
Ciò che oggi va posto in evidenza è che ancora una volta con la legge di stabilità 2015 il Governo propone ulteriori forti tagli alle risorse di Comuni, Province e Regioni. Perseverando con ostinazione degna di miglior causa a vedere nelle autonomie locali non una parte fondamentale dell'ordinamento della Repubblica, bensì una dannosa fonte di sperpero di denaro pubblico effettuata da un corpo estraneo alla Repubblica stessa.
I primi tagli ai trasferimenti erariali vennero decisi al termine di quel lungo periodo noto tra gli addetti ai lavori come "regime decretizio", quando cioè tra Governo e autonomie si svolgeva il rito annuale della trattativa sull'entità dei trasferimenti statali e sul loro incremento percentuale.
Ma per risolvere i problemi di bilancio (soprattutto di cassa) dello Stato emersi in quegli anni venne compiuta la più rilevante modifica al regime della finanza locale con l'introduzione dell'Ici, l'assegnazione di importanti cespiti come il "bollo auto" alle Regioni, come l'Ipt alle Province.
Poteva essere l'avvio di una vera stagione di riforme nell'assetto della finanza pubblica complessiva, statale e locale. Proseguire nella strada, percorsa con successo almeno per i primi anni, della perequazione delle dotazioni finanziarie di Comuni e Province, di miglior definizione dei cespiti naturali per ogni livello istituzionale (l'imposta sulle abitazioni ai Comuni, che esiste in quasi tutti i Paesi del mondo; le accise o le tasse commisurare ai servizi erogati per altri livelli e così via).
Invece no. Abbiamo assistito e assistiamo ancora oggi alle parole d'ordine a favore dell'abolizione dell'Ici o dell'Imu, al balletto inverecondo da un punto di vista della logica della scienza della finanza su Tarsu, Tasi, Tari o come si voglia comunque chiamare il contributo economico che ciascun cittadino (privato o impresa) deve dare per finanziare i servizi pubblici di cui gode in forma diretta o indiretta che sia.
Pagare le tasse non è piacevole. Per nessuno. Quando poi le cronache riferiscono di scandalosi sperperi di denaro pubblico e si verifica che la pressione fiscale complessiva sui redditi da lavoro superano la soglia della tollerabilità, anche perché non compensata da un eccelso livello di servizi resi alla collettività (per usare un eufemismo!), appare evidente che i cittadini siano disposti a seguire il pifferaio di turno che suona il motivetto dell'abolizione delle tasse.
Però è il caso di ricordare a tutti - e tra i primi agli amministratori locali onesti (che sono sicuramente la stragrande maggioranza) - che quando non si hanno le risorse, fatalmente i servizi pubblici peggiorano in qualità e quantità. E se la mattina il cittadino non trova l'acqua potabile che sgorga dal rubinetto, scende in strada e attende per molti minuti un mezzo pubblico e nel frattempo vede le strade sporche, il verde pubblico abbandonato alla natura e i marciapiedi disselciati, allora la protesta si trasferisce nelle urne elettorali.
Il che magari è quello su cui contano alcuni.

*Marino Massaro, giornalista ed esperto di finanza locale - da www.anci.it
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