da Kaleb » 21/11/2020, 7:19
Personalmente non concordo con una risposta in termini assoluti che sia negativa o positiva. La circolare DFP 2/2020 parla di smartworking come "difficilmente compatibile" con istituti quali il lavoro straordinario e i permessi (che non significa che siano vietati tout-court, il problema sta tutto nella prova di aver asseritamente lavorato quelle ore), ma la normativa demanda ad una regolamentazione più puntuale dell'organizzazione del lavoro agile, dell'individuazione delle attività e delle modalità di verifica della prestazione lavorativa dovuta (che in molti Enti non mi pare siano stati formalizzati). Per cui abbiamo: uno smartworking (la cui definizione legale è """una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”""), in cui però spesso: è nient'altro che telelavoro e si svolge solo da casa (anche a causa dei vincoli più o meno stretti dell'emergenza sanitaria), con fissazione di reperibilità estesa di fatto coincidente con gli orari tradizionali di lavoro in ufficio, con obiettivi evanescenti o non sempre chiari, estrema discrezionalità di concessione o meno, con utilizzo di propria strumentazione, senza definizione del perimetro entro il quale deve essere svolto, senza un accordo individuale che regoli effettivamente casistiche e fattispecie.
In presenza di una situazione del genere, in cui p.es. lavori dalle 8:30 alle 14:30 come se fossi in ufficio, non vedo ostacoli a poter chiedere e vedersi riconosciuti dei permessi orari, come anche a richiedere e vedersi riconosciuto lo svolgimento di lavoro straordinario, fermo restando il rispetto del quadro normativo che lo regola (inclusa l'autorizzazione del dirigente/responsabile del servizio). Il problema sta tutto nel fatto che legislatore e governo hanno deciso di non decidere, non normando seriamente la questione e demandando a regolamentazioni ed accordi che, quando va bene, restano sulla carta e, quando va male, non vengono proprio adottati, lasciando spazio ad un'enorme discrezionalità.. e se c'è discrezionalità non vedo ostacoli ad allineare diritti ed obblighi dello smartworker a quelli del lavoratore in presenza..