da SOLVECOAGULA » 23/09/2020, 9:57
Mi permetto di rialzare l'argomento.
Chiedo una mano... nelle vostre delibere - regolamentari e tariffarie - come avete imbastito sia l'atto amministrativo, ma soprattutto poi l'operazionalizzazione (se preferite: realizzazione del tutto) della tariffazione, calcolo e bollettazione per i seguenti casi:
1) utenze chiuse obbligatoriamente
2) utenze chiuse facoltativamente (esistono - mi pare di si)
3) utenze con solo alcuni codici ateco chiusi
4) altra categoria che non mi sovviene ...
(eventualmente integratemi pure)
Insomma, aldilà del caso certo di chi è chiuso al 100% e per il numero di giorni obbligatorio, tutto il resto è un mare nostrum fra obbligo di riconoscere la riduzione e il "come fare" per non dare nè di meno ne di più dell'obbligatorio, soprattutto attività non chiuse ma solo con qualche codice ateco chiuso.
Il di più dell'obbligatorio mi appare pericoloso, perchè, da quanto ne so, si entra in aiuti alle imprese che potrebbero - per disomogeneità di comportamento da un Comune all'altro - inficiare la concorrenza di mercato.
MI CONFERMERESTE cortesemente questo punto?
Come avete dunque declinato la deliberazione 158 dell'arera?
Avete un impianto in ufficio che possa entrare nella ricerca di dettaglio del controllo dei codici ateco?
Avete impiantato una politica riduttoria e agevolativa su codici ateco?
In giro ci sono comuni che riconoscono una percentuale diciamo fissa per categoria TARI, e nemmeno per i giorni di sola chiusura o parziale chiusura che dir si voglia, bensì per tutto l'anno. E comunque senza una flessibilizzazione del sistema sull'effettiva chiusura o riduzione dell'attività. Li capisco, poichè nemmeno io so come impiantare una cosa precisa e legittima.
Ma viceversa, perchè dovrei riconoscere il tot% di riduzione ad un ristorante anche per un giorno in cui ha avuto un pranzo di matrimonio, magari a settembre, fuori dal lockdown?
Qualsiasi risposta sarà benvenuta.
Ringrazio.