sissi71 ha scritto:Sono del parere che questi adempimenti sono del tutto inutili per i piccoli enti.....
In realtà è un po' inverso. Sarebbero utili se, come sarebbe sensato, la contabilità economico patrimoniale fosse la principale, e la finanziaria ne fosse una specificazione. La finanziaria invece rimane la principale, con l'economico patrimoniale che ne diventa un'estensione. Nessuna dottrina aziendalistica contempla - da quanto mi è noto - una cosa del genere.
Il fatto che sia difficile conciliareuna logica autorizzatoria con l'economico patrimoniale non lo discuto, ma se così è, come fanno le Università e altri enti con l'economico patrimoniale?
Ultimo ma non ultimo, la finanziaria armonizzata l'han fatta più difficile e a furor di eccezioni di quanto non lo sarebbe una economico patrimoniale che, seppur difficile, ha delle logiche più intuitive o comunque sensate e solide.
E poi: siamo armonizzati? Lo Stato è finalmente in contabilità armonizzata? Da quanto ne so, no.
Cambio argomento, ma è ugualmente emblematico: nessuno ne sentirà nostalgia, ma mi rende perplesso il fatto che il patto di stabilità e il pareggio di bilancio in tutti questi anni sono stati uno scherzo o poco più.
L'altro giorno ho sentito un autorevole dirigente di un grande Comune, sperimentatore per la finanziaria armonizzata sin dall'inizio, che ne sapeva di contabilità, predire che il FPV è uno strumento che collasserà nell'arco di pochi anni. Cosa intendesse, non l'ha spiegato, non era l'argomento della mattinata... ma sembrava sincero e non era solo una battuta d'effetto.
Darà forse fastidio, ma mi sento di dire che la nostra professione non ha alla base una scienza, nemmeno una tendenza di una scienza, è un'accozzaglia di tecniche alla mercè di norme sparate a destra e a manca, negli interessi di chi ormai sta fuori dai comuni che spesso, aldisotto di una certa dimensione, servono per fare cassa agli altri. Essendo i veri obiettivi esterni e chi gestisce la finanza dovendo seguire regole fra loro - a parte molto complesse - non focalizzate a degli obiettivi propriamente interni, la comprensione, la parametrazione, il senso della proporzione e soprattutto l'ergonomia ce le scordiamo.
Recentemente in una chiacchierata con un ragioniere regionale, mi ha confessato che è una professione che sta morendo.